Istiocitosi a cellule di Langerhans

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Che cosa è

L’istiocitosi a cellule di Langerhans (ICL) è una malattia rara, clonale, acquisita (non ereditaria), sistemica. È caratterizzata da una proliferazione e accumulo di istiociti anomali, chiamati cellule di Langerhans, che esprimono antigeni particolari, che la differenziano da altri disordini istiocitari (Istiocitosi non Langerhans, malattia di Rosai Dorfman, malattia di Erdheim-Chester).  L’ICL è la più frequente tra i disordini istiocitari cronici.

Gli istiociti sono cellule del sangue che normalmente svolgono un’importante funzione fagocitaria, insieme ai macrofagi, durante le infezioni e/o infiammazioni. L’identificazione della mutazione BRAFV600E e di altri geni mutati ha dimostrato che le cellule di Langerhans dell’ICL sono cellule neoplastiche clonali che originano da cellule progenitrici mieloidi aberranti. L’accumulo degli istiociti può coinvolgere qualsiasi organo o tessuto determinando un danno. 

Può presentarsi a tutte le età, ma è più frequente in età pediatrica, con un’incidenza annuale di circa 2,6-8,9 casi per milione nei bambini di età inferiore a 15 anni e 1-2 casi per milione negli adulti. 

Sintomi

La malattia può essere localizzata, soprattutto a livello osseo o cutaneo, oppure diffusa con interessamento multiorgano. I sintomi possono essere sistemici e aspecifici (febbre, astenia, riduzione della crescita) oppure dovuti ad una disfunzione del/degli organo/i coinvolto/i. Lo scheletro è il sistema più frequentemente colpito (80/90% dei pazienti), con lesioni che determinano dolori e/o tumefazioni. In 1/3 dei pazienti è presente una localizzazione cutanea, con vescicole, dermatiti e prurito. Il cavo orale può essere coinvolto, più frequentemente negli adulti, con lesioni dell’osso mandibolare o mascellare e/o ulcerazioni della mucosa gengivale e/o avulsione dei denti. Il coinvolgimento polmonare, con noduli e/o cisti e bolle e/o fibrosi, si riscontra soprattutto nei pazienti adulti fumatori, mentre nei bambini nel contesto di una malattia multi-sistemica. Una localizzazione nel midollo osseo, con anemia, riduzione del numero delle piastrine (piastrinopenia) e riduzione dei globuli bianchi (leucopenia) è raro negli adulti, mentre può verificarsi nei bambini con malattia disseminata.

Si può riscontrare un aumento di volume della milza (splenomegalia) e del fegato (epatomegalia), con alterata funzionalità epatica.

Il sistema nervoso centrale può essere coinvolto in circa il 20-50% dei pazienti con ICL. La manifestazione più frequente è il diabete insipido, caratterizzato da poliuria (emissione di elevate quantità di urine) e polidipsia (sensazione di sete intensa) dovuto a compromissione dell’ipofisi. Le masse tumorali occupanti spazio sono rare così come le lesioni neurodegenerative, che possono comparire anche a distanza di anni dalla diagnosi della malattia.

Diagnosi

La diagnosi di certezza si basa sull’esame istologico, tramite biopsia, del tessuto interessato che permette l’identificazione delle cellule di Langerhans, istiociti atipici positivi per le proteine di superficie della cellula CD1a, CD207 (langerina) e S100. È inoltre fondamentale la ricerca della mutazione BRAFV600E e di altri geni, importanti per un adeguato approccio terapeutico. 

Posta la diagnosi di ICL, è necessario eseguire indagini strumentali (Rx dei distretti scheletrici coinvolti o scintigrafia ossea, Rx ortopanoramica, ecografia addome, tomografia assiale computerizzata (TC), risonanza magnetica (RM) per valutare l’estensione e la gravità della malattia, indagini ematochimiche per individuare alterazioni ematiche, endocrine, epatiche e renali, e visite specialistiche (visita odontoiatrica, visita pneumologica, visita endocrinologica). L’agoaspirato midollare va eseguito solo in caso di una sospetta localizzazione di malattia nel midollo osseo.

Terapia

Gli obiettivi del trattamento sono: (a) indurre la regressione della malattia; (b) prevenirne le riattivazioni; (c) evitare la tossicità e le sequele tardive. In alcuni casi particolari non è previsto alcun trattamento (wait and watch) poiché le lesioni possono regredire spontaneamente. Nei casi in cui è necessario, si decide il trattamento in base all’estensione e gravità della malattia: terapia locale (iniezione intralesionale di corticosteroidi, curettage chirurgico, radioterapia) in caso di lesioni ossee isolate, oppure terapia sistemica (mono o polichemioterapia, cortisonici, vemurafenib, inibitori di altre chinasi, indometacina, interferone, etc). Per le forme polmonari isolate dell’adulto l’astensione assoluta dal fumo può provocare un miglioramento. Nelle forme multisistemiche e/o con interessamento di organi particolari è indicata la chemioterapia con i seguenti farmaci: vinblastina, vincristina, 6-mercaptopurina, metotrexate, citarabina, cladribina, clofarabina.  

È da tener presente che in genere vengono utilizzati protocolli diversi negli adulti e nei bambini. 

Prognosi

Il decorso della malattia è variabile: da forme che possono regredire anche spontaneamente a forme disseminate multiorgano potenzialmente fatali.

Nei pazienti adulti tende ad avere un andamento cronico. 

Codice esenzione

RCG150

A chi rivolgersi

Centro di riferimento regionale per le Istiocitosi (bambini e adulti) – Ematologia, Dipartimento di Medicina Traslazionale e di Precisione, Università Sapienza, AOU Policlinico Umberto I, Via Benevento 6, Accettazione-ambulatorio pediatrico 1° piano. 

Medico di riferimento: (Bambini) dott.ssa Giovanna Palumbo, Via Benevento 6, Accettazione-ambulatorio pediatrico 1° piano. 

Per prenotare una prima visita: rare.ematologiapediatrica@policlinicoumberto1.it

Per saperne di più

Associazione Italiana Ricerca Istiocitosi Onlus (AIRI) (https://www.istiocitosi.org/)