Emocromatosi ereditaria

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Che cosa è

L’emocromatosi ereditaria, detta anche emocromatosi primitiva o emocromatosi idiopatica, è una patologia ereditaria rara, causata da difetti nei meccanismi di regolazione del metabolismo del ferro che portano ad un progressivo accumulo di ferro nell’organismo con conseguente danno a carico di alcuni organi. In Italia, la prevalenza di tale malattia varia a seconda dell’area geografica, da 1 caso ogni 500 abitanti nel Nord a 1 ogni 2000-3000 abitanti nel Centro-Sud e nelle Isole.

Si distinguono 4 forme:

  • Emocromatosi di tipo 1 è dovuta a mutazione del gene HFE, che codifica per una proteina fondamentale nella regolazione dell’assorbimento del ferro. È la forma più comune. Si trasmette con modalità autosomica recessiva (cioè il malato ha entrambi i geni alterati, mentre il portatore sano ha un solo gene alterato e l’altro gene normalmente funzionante). In genere si manifesta prima dei 30 anni.
  • Emocromatosi di tipo 2 è più rara della precedente ed è conosciuta anche come emocromatosi giovanile, perché si manifesta, in forma grave, già in età giovanile. Anche questa forma si trasmette con modalità autosomica recessiva. Si distinguono due sottotipi, in base al gene coinvolto: tipo 2a, dovuta a mutazioni del gene che codifica per l’emojuvelina, un co-recettore che attiva l’espressione di HAMP; tipo 2b, dovuta a mutazioni del gene HAMP che codifica per l’epcidina, una piccola proteina (peptide) che regola l’assorbimento intestinale del ferro e il rilascio di questo dalle cellule.
  • Emocromatosi di tipo 3 è causata da mutazioni del gene del recettore della transferrina (TFR2). È molto rara e si trasmette con modalità autosomica recessiva.
  • Emocromatosi di tipo 4 è dovuta a mutazioni del gene della ferroportina (o ceruloplasmina), una proteina che regola l’uscita di ferro dalla cellula della mucosa intestinale e dalle cellule di deposito del ferro. Si trasmette in modo autosomico dominante (cioè, basta un solo gene alterato per provocare la malattia).

Sintomi

Le manifestazioni cliniche in genere compaiono dopo i 40-50 anni, ad eccezione dell’emocromatosi di tipo 2 in cui compaiono prima dei 30 anni, e sono legate ad un danno d’organo provocato da un eccessivo accumulo di ferro. All’inizio i sintomi non sono specifici, mentre negli stadi più avanzati diventano molto gravi:

Organo

Tipo di danno

Fegato

Fibrosi, Cirrosi

Pancreas

Diabete Mellito

Cuore

Aritmie, Insufficienza cardiaca

Asse Ipofisi-Gonadi

Ipogonadismo, Ginecomastia, Amenorrea

Apparato osteo-articolare

Artropatia emocromatosica, Osteoporosi

Cute

Iperpigmentazione (colorito bronzino)

Tiroide

Ipotiroidismo

Diagnosi

La diagnosi di emocromatosi si sospetta sulla base dell’incremento della sideremia a digiuno, della ferritina sierica (>200 ng/mL nelle donne; >250 ng/mL negli uomini) e dell’indice di saturazione della transferrina (>45%) e/o per la presenza di eventuali manifestazioni cliniche.

L’incremento dell’indice va confermato su tre prelievi consecutivi, distanziati di 20 giorni l’uno dall’altro. Escluse altre possibili cause di emocromatosi (es. anemie ereditarie, sindrome metabolica, epatopatie alcoliche, eccessiva assunzione di ferro), deve essere eseguito lo studio genetico per l’identificazione delle mutazioni dei geni associati allo sviluppo di emocromatosi. Una volta fatta la diagnosi, si esegue la risonanza magnetica per valutare l’accumulo di ferro nel fegato, pancreas, cuore, milza e ipofisi. Altre indagini utili a valutare le condizioni del fegato sono la SQUID (superconducting quantum interference device) utile a quantificare il ferro epatico e la fibroelastografia (Fibroscan®) che permette la valutazione non invasiva della fibrosi epatica. In casi selezionati è indicata la biopsia epatica per determinare il danno epatico, a scopo prognostico.

Terapia

La terapia si basa principalmente sulla flebotomia (salassoterapia), che rappresenta il trattamento di prima scelta e che ha lo scopo di rimuovere il ferro in eccesso prima che si accumuli nei tessuti. Ogni 500 ml di sangue rimosso vengono eliminati 250 mg di ferro elementare. In caso di intolleranza o controindicazioni alla flebotomia, si può seguire una terapia basata su farmaci ad attività ferro-chelante (Deferasirox, Deferoxamina, Deferipone). Solo in casi selezionatissimi, si può proporre l’eritrocitoaferesi. Qualsiasi sia il trattamento, è importante seguire una dieta povera di alimenti ricchi di ferro e l’astensione dall’alcool (per prevenire o ridurre il danno epatico).

Dal 2015, inoltre, i pazienti senza danno d’organo, possono eseguire un mantenimento basato su donazione di sangue.

Prognosi

L’andamento clinico e la prognosi dei pazienti dipendono strettamente dall’entità dell’accumulo marziale al momento della diagnosi e dell’inizio della terapia. I pazienti privi di manifestazioni alla diagnosi hanno una qualità e un’aspettativa di vita simile a quella della popolazione generale, mentre la prognosi dei pazienti con segni/sintomi è peggiore.

Codice esenzione

RCG100 - L’esenzione viene rilasciata a tutti i pazienti con mutazione in omozigosi C282Y di HFE e ai pazienti con mutazioni diverse e segni/sintomi da accumulo di ferro.

A chi rivolgersi

Dott.ssa Stefania Trasarti, Centro di riferimento regionale per l’Emocromatosi – Ematologia, Dipartimento di Medicina Traslazionale e di Precisione, Università Sapienza, AOU Policlinico Umberto I, Via Benevento 6, Accettazione adulti, piano terra.

Per prenotare una prima visita, telefonare allo 0649974757, dalle 14:00 alle 15:00, dal lunedì al venerdì.

Per saperne di più

https://www.emocromatosi.it/