Anemia diseritropoietica congenita

Robin Hood Roma ODV / Malattie rare / Anemia diseritropoietica congenita

Che cosa è

Per anemia diseritropoietica congenita (CDA) si intende un gruppo eterogeneo di anemie rare ereditarie, caratterizzate da eritropoiesi inefficace con inadeguata produzione di globuli rossi (GR) nel midollo osseo e da alterazioni strutturali dei precursori, chiamati eritroblasti, dei GR.

Esistono diversi sottotipi di CDA: i tipi I e II, più frequenti soprattutto nel bacino del Mediterraneo, e i tipi III, IV (associata a riduzione delle piastrine, o piastrinopenia) e CDA variante che sono forme più rare. Non si conosce l’esatta incidenza della malattia; sono stati descritti in 42 anni circa 122 casi di CDA I e 367 di CDA II.

Il tipo I e II hanno trasmissione autosomica recessiva (è necessario che entrambe i genitori siano portatori), mentre il tipo III e IV vengono trasmesse in modalità autosomica dominante (è sufficiente avere un solo gene malato perché la malattia si manifesti; un genitore ha il 50% di probabilità di trasmetterla); la CDA varianti è in genere trasmissione legata al cromosoma X (con la madre portatrice, i figli maschi hanno la probabilità del 50% di essere malati).

Sintomi

Nella CDA I, la sintomatologia clinica è molto variabile, sia nei diversi sottotipi che individualmente, e può manifestarsi durante l’infanzia, in giovane età e, nei casi più gravi, già in utero. In genere, i pazienti presentano anemia macrocitica o normocitica (GR con diametro aumentato), in alcuni casi subittero o ittero e aumento delle dimensioni della milza (splenomegalia); si associano spesso malformazioni congenite che possono interessare gli arti, l’articolazione dell’anca e il cranio.

La CDA II, forma più frequente, è caratterizzata da anemia normocitica, con reticolociti normali o aumentati e ittero intermittente, calcoli biliari, splenomegalia, epatomegalia (aumento delle dimensioni del fegato) ed emocromatosi (accumulo di ferro in tessuti) che nel tempo determina l’insorgenza di complicanze.

Nella CDA III, estremamente rara, i pazienti presentano anemia emolitica, predisposizione a gammopatia monoclonale, a mieloma multiplo e ad alterazioni retiniche che possono determinare deficit visivo.

La CDA IV è caratterizzata da un aumento in circolo dei reticolociti, dalla presenza di GR con forma alterata associata alla riduzione dei valori delle piastrine (trombocitopenia).

Diagnosi

La diagnosi viene effettuata in centri ad alta specializzazione con caratterizzazione del sottotipo di CDA. Gli esami fondamentali di primo livello sono: emocromo, reticolociti e studio degli indici di emolisi (bilirubina t/d, LDH e aptoglobina). L’emocromo mostra uno stato di anemia più o meno marcata e spesso è presente un aumento della ferritina; utile è la valutazione del midollo osseo al microscopio anche se non mandatoria. Fondamentale è la diagnosi genetica che permette di identificare le mutazioni genetiche specifiche di ogni sottotipo.

Terapia

La variabilità delle manifestazioni cliniche fa sì che non tutti i pazienti necessitino di trattamento. I pazienti asintomatici eseguono soltanto controlli periodici, mentre quelli sintomatici, con anemia grave, devono essere sottoposti a frequenti trasfusioni di GR concentrati. Il trapianto di midollo osseo è una opzione terapeutica in casi selezionati; finora, è stato eseguito con successo in pochi casi descritti in letteratura.

La splenectomia può risolvere o ridurre la necessità di trasfusioni in pazienti con CDA II trasfusione-dipendenti, mentre induce solo un lieve aumento dell’emoglobina (Hb) nei pazienti con CDA II non trasfusione-dipendente generalmente. Nei pazienti con CDA I, la splenectomia non sembra migliorare i livelli di Hb.

In alcuni pazienti con CDA I, con mutazione genetica particolare, è risultata efficace la terapia con interferone alfa.

In tutti i pazienti è indicata una terapia di supporto con vitamine del gruppo B e l’acido folico. Nei casi di aumento della ferritina si impiegano farmaci chelanti del ferro per via orale (deferiprone)

Attualmente, sono in studio per queste forme di anemia nuovi farmaci (ex. Luspatercept) e la terapia genica.

Prognosi

Sono patologie croniche con anemia associata all’insorgenza di complicanze: calcoli biliari, anemizzazione acuta secondaria a infezioni, emocromatosi, ulcere agli arti inferiori ed ematopoiesi extra-midollare (cioè formazione di aree di produzione di GR al di fuori del midollo osseo).

La prognosi è estremamente variabile. È in genere buona ma l’aspettativa di vita può essere leggermente ridotta e soprattutto gravata dalle complicanze.

Codice esenzione

RDG010

A chi rivolgersi

Centro di riferimento regionale per le Anemie ereditarie – Ematologia, Dipartimento di Medicina Traslazionale e di Precisione, Università Sapienza, AOU Policlinico Umberto I, Via Benevento 6, Accettazione-ambulatorio pediatrico 1° piano.

Medico Referente: dott.ssa Michela Ribersani

Per prenotare una prima visita: 0649974737-735-731 (lun-ven, 14,30-15,30)

e-mail: rare.ematologiapediatrica@policlinicoumberto1.it

Per saperne di più

Associazione STEM  https://astem.it